Tra le novità contenute nella bozza del Decreto Lavoro, vi sono due provvedimenti molto attesi dal mondo imprenditoriale e professionale.
Il primo riguarda la riforma delle causali del contratto a tempo determinato e il superamento della rigidità del Decreto Dignità.
Rimane invariato il regime di acausalità per i primi 12 mesi di contratto a tempo determinato. Per la proroga fino ad un massimo di 24 mesi sarà invece necessario precisare le specifiche causali che, nella bozza di Decreto Lavoro, dovrebbero essere tre:
– specifiche esigenze previste dai contratti collettivi (articolo 51 del Dlgs 81 del 2015);
– specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti in assenza di previsioni contrattuali, previa certificazione delle stesse presso una commissione di certificazione;
– esigenze di sostituzione di altri lavoratori.
Forse si potrebbe fare di più pensando ad esempio ad una acausalità fino a 24 mesi.
Legare ad una certificazione le ulteriori ipotesi non previste dal contratti collettivi e individuate dalle parti come ragioni giustificatrici della proroga oltre i 12 mesi, si ritiene infatti possa generare una eccessiva procedimentalizzazione e un aggravio di costi a carico delle imprese che hanno la necessità di utilizzare il contratto a tempo determinato.
Il secondo provvedimento riguarda la semplificazione delle norme del c.d. Decreto Trasparenza.
Con specifico riferimento ad una serie di informazioni, come ad esempio la durata del periodo di prova, la durata delle ferie, l’importo iniziale della retribuzione, la programmazione dell’orario normale di lavoro, ma anche altri istituti, è previsto che il datore di lavoro possa assolvere l’obbligo informativo mediante rinvio alla normativa di riferimento o al contratto collettivo applicato, senza alcuna necessità di dover esplicitare nel dettaglio all’interno del contratto di assunzione o nell’informativa ad esso allegata, il singolo istituto contrattuale .